Di padre in figlio, o in questo caso figli. Il calcio, spesso, è un affare di famiglia. E i Marchetti di Breganze non fanno certo eccezione. Papà presidente, con un passato da giocatore prima e allenatore poi, e ben tre fratelli accomunati dalla medesima passione.
Alberto, per la seconda volta, è stato scelto e nominato proprio dai compagni per partecipare al "Pallone d'argento", l'iniziativa del GdV che ha l'obiettivo di raccontare storie di pallone e far conoscere meglio società e protagonisti del nostro territorio.
Classe 1997, è nato e cresciuto, anche a livello sportivo, a Breganze. «Ho iniziato a sei anni a tirare i primi calci - racconta -, ma all'inizio ho praticato anche il basket, disciplina che mi è sempre piaciuta e che ancora oggi seguo. Anzi, per un paio di annate, mi ero dedicato più al canestro. Ero un playmaker. Per un po' ho cercato di gestire le due attività contemporaneamente, ma, complici gli impegni scolastici, ho dovuto scegliere e il calcio ha prevalso, aveva più appeal». Non solo Breganze. «A livello juniores ho militato nella Marosticense, riuscendo anche ad esordire in prima squadra, in Eccellenza. Quindi il trasferimento all'Azzurra Sandrigo, con cui ho conquistato la vittoria nel campionato juniores regionale».
Il rientro a casa E poi il rientro a casa per dare il proprio contributo alla società bianconera, con 103 anni di storia e tradizione alle spalle che, grazie anche al vivaio (oltre un centinaio di atleti), vuol tornare a livelli più consoni al blasone. «Indossare la maglia della squadra del tuo paese è sempre qualcosa di speciale. Nel mio caso poi è una questione di famiglia. Papà è una delle anime di questa società e, inoltre, da quest'anno mio fratello più piccolo, Simone (classe 2000), si è aggregato al gruppo. Lui è un centrocampista-esterno alto; per caratteristiche, anche fisiche, ci somigliamo, ma mi è tecnicamente superiore e può crescere ancora».
Concorrenza interna Nessuna concorrenza interna per un posto da titolare. Alberto Marchetti è un elemento che svaria sul fronte offensivo da trequartista, all'occorrenza seconda punta. Segna e fa segnare. «Sono un giocatore che crea più occasioni per i compagni piuttosto che averne a disposizione. Non sono un finalizzatore, preferisco cercare di saltare l'uomo o la giocata che possa mettere in condizione i compagni di andare alla conclusione. Finora sono soddisfatto del mio campionato: sei gol all'attivo, altrettanti assist, in particolare per Igor Guazzo (l'altro candidato), uno dei migliori attaccanti del girone G di Seconda categoria. Giochiamo insieme fin dai tempi delle giovanili, l'intesa c'è. Così come quella con il resto del gruppo. Difetti? Dovrei migliorare la fase di copertura, rientrare di più».
La ripartenza Com'è stato ritrovare una parvenza di "normalità" nel calcio? «C'era tanta voglia di ripartire. Abbiamo iniziato forte (2° posto a metà andata); poi verso fine 2021 c'è stata una flessione. L'assenza dei playoff, obiettivo che ci eravamo prefissati, ha complicato i piani e ci ha inevitabilmente tolto un po' di stimoli, anche se da qui al termine del campionato vogliamo chiudere al meglio e dimostrare il nostro valore. Iniziando così a costruire per il futuro».