Calcio & motori. Queste le passioni di Luca Canale, esterno basso classe '92 da sei stagioni in forza al Tresché Conca, reduce dalla "remuntada" nel girone F che è valsa un insperato lasciapassare per un altro campionato in Seconda categoria. Quella per il pallone inizia all'età di 6 anni, smarcandosi subito dai due fratelli più grandi. «Loro scelsero il basket, io la scuola calcio della Gas Jeans Chiuppano. Era l'epoca d'oro di quella realtà poi diventata Carrè-Chiuppano. Sono rimasto lì fino ai 15 anni». E poi? «Ho smesso. Stava diventando un impegno troppo pesante, avevo bisogno di dedicarmi ad altro, studi in primis».
Un "pit-stop" di cinque anni in cui Canale alimenta la passione che corre parallela: la moto. «Da sempre. Ricordo ancora quando a 6 anni, nel giorno dell'Epifania, mi svegliai sperando di ricevere un po' di dolciumi e, invece, "nella calza" i miei genitori mi fecero trovare la mia prima mini-moto. Tuttavia non ho mai sentito l'esigenza di gareggiare. Poi, a 18 anni, quando mi sono iscritto all'università ho venduto la mia ultima moto da cross per acquistare un computer. Le priorità erano cambiate». Ma l'amore per le due ruote è rimasto intatto. «Assolutamente. Ora possiedo una Ducati Monster. In agenda c'è da tempo un viaggio attraverso il Nord Europa, vedremo quando riuscirò a concretizzare questo desiderio». Il calcio, anche negli anni di pausa, rimane comunque fedele compagno di viaggio, assumendo la forma del tifo per il Lane prima e tornando come attività del suo tempo libero in seguito, anche se in un contesto nuovo: il campionato AICS. «Ho ripreso a giocare nell'Atletico Marano e sono rimasto lì per due stagioni e mezza; un'esperienza positiva». E poi si spalancano le porte della "Bombonera" altopianese. «Un amico e compaesano di Cogollo del Cengio mi disse che a Tresché Conca stavano allestendo una squadra da zero e così ho subito sposato il progetto. Indimenticabile la spinta della gente, soprattutto nei primi campionati; lo spirito comunque nel tempo è rimasto intatto e credo che la rimonta di quest'anno ne sia l'esempio».
Un torneo particolarmente tribolato nel lato A e poi...«È tornato Roberto Baù. Uno che mangia e respira calcio; se accetta una sfida lo fa per andare fino in fondo. Anche stavolta. Era l'uomo giusto, conosceva l'ambiente e sapeva quali corde toccare per rimetterci in corsa a livello mentale. Ognuno di noi ha poi fatto la sua parte. E adesso ci aspetta la classica cena di pesce con annessi due giorni a Jesolo come premio-salvezza». Per lui finora una sola gioia con la Kunka: «Sono più un giocatore di corsa e grinta. Con i piedi va così così. L'unica rete realizzata, in un match con la Bissarese nel 2018, me la ricordo eccome, anche perché 5' più tardi mi hanno annullato (per fuorigioco di un compagno) la possibile doppietta. Comunque non ho mai avuto gran feeling con il gol, tanto che da "bocia", dopo un lungo digiuno, avevo preparato una t-shirt che indossavo sotto la maglia con la scritta "xera ora" e l'ho esibita solo una volta».
Canale, calcio e motori. «Il mio sogno è un viaggio in Nord Europa in moto»
