«Prova farghe fare do tiri al bocia». Inizia così, a 5 anni, la storia calcistica di Michele Minuzzo, classe 2001 da questa stagione in forza all'Union LC. «A pronunciare quella frase all'indirizzo dell'allenatore del Gallio, la mia prima squadra, fu nonno Niccolò, purtroppo scomparso nel 2021». E il bocia di tiri ne ha poi fatti tanti altri che lo hanno spinto a Vicenza, nel vivaio del Lanerossi. «Arrivai a metà torneo esordienti e rimasi fino agli juniores nazionali. Un percorso pieno di emozioni, perché ogni settimana ti confrontavi con realtà importanti. Indelebile il ricordo del campionato allievi nazionali chiuso al 3° posto, così come una rete realizzata contro la Roma dopo aver incontrato nel pre-partita Bruno Conti e Rodrigo Taddei».
Con il fallimento dei biancorossi, però, le cose cambiano. «Accettai il trasferimento al Cartigliano. Un'annata da juniores tormentata da infortuni, ma che mi permise comunque di mettermi in luce ed essere chiamato in prima squadra. Non da titolare fisso, ma il minutaggio era buono. Era la stagione del "miracolo" Cartigliano e proprio nel big match con il Campodarsego (perso 3-1) realizzai il mio primo gol in Serie D». E poi iniziano le difficoltà. «La pandemia e nel campionato successivo lo spazio si riduce. A differenza di quanto accade nei settori giovanili, qui c'era chi meritava più di me. A gennaio non trovo altre soluzioni e così rimango fermo fino a fine stagione».
In estate la svolta. «Mi hanno cercato varie società, ma avevo bisogno di ripartire dal basso per ritrovare fiducia. Ho scelto di dare priorità al percorso di studi (è al 2° anno di Scienze politiche a Padova con in prospettiva una magistrale in economia), alle amicizie e alla famiglia». Un passo indietro oggi per compierne uno in avanti domani, anche cambiando ruolo. «Ogni categoria ha le sue difficoltà e bisogna adattarsi. Sono duttile, nasco difensore o all'occorrenza centrocampista a tutta fascia. Corro, lotto, salto l'uomo. Qui invece, per esigenze di organico, svario: esterno alto o seconda punta. L'esperienza è positiva, così come l'ambiente intorno a me, a partire dal tecnico Zini che ha grande capacità di relazionarsi e creare un rapporto speciale con il singolo. Mi sento più forte, anche pensando al futuro».
Poco social, non ha tatuaggi e neppure è scaramantico, anche se ogni tanto applica il mantra conosciuto a Cartigliano: «Se mangi carote sei più cinico sotto porta. A volte funziona». Di sicuro l'ultima. Tre gol al Montecchio Precalcino e pallone portato a casa, anzi no. «L'ho lasciato in sede, firmato da tutti i compagni. Una bella soddisfazione, è la mia prima tripletta a livello senior. E, come promesso agli amici, al terzo centro, realizzato su rigore, ho esultato alla CR7..."Siuuu"». Appena 72 ore dopo, però, la doccia gelata: 0-3 a tavolino a causa dell'irregolarità del tesseramento di un compagno di squadra. «Quando l'ho letto ero deluso. Per me e per la squadra; erano tre punti fondamentali verso la salvezza. È un duro colpo, ma non è il momento di mollare, dobbiamo reagire subito».
Minuzzo, le carote per essere più cinico
